Immaginate. È venerdì sera, il fine settimana è alle porte. È stata una settimana complicata ma per domani avete programmato quella gita che volevate fare da tempo.
Che fate?
Chiudete gli occhi pensando che domani sarà una bella giornata, vi svegliate presto il giorno successivo per fare le cose con calma e godervi la giornata? Vi alzate, guardate fuori dalla finestra ed è ancora buio, per cui decidete di prepararvi il caffè e di gustarvelo seduti nella vostra poltrona preferita, aspettando che sorga il sole. Poi vi preparate con calma, felici di avere una giornata tutta per voi, per fare quello che vi piace.
Oppure… il venerdì sera siete stanchi e nervosi, continuate a pensare a quello che è andato storto nella settimana appena trascorsa, vi addormentate dopo aver passato ore a rigirarvi nel letto e vi svegliate il sabato mattina già stanchi? Avete programmato da tempo la gita ma all’ultimo momento vi scoprite a pensare che non vi va più di uscire dopo la settimana difficile e la notte insonne e alla fine, quando vi decidete ad alzarvi, si è fatto tardi, vi preparate in fretta e non avete certo il tempo di prepararvi il caffè. Uscite di casa già angosciati per il tempo che corre inesorabile e alla fine non vi godete la gita.
Io per lungo tempo sono stata una persona del secondo tipo. Stressata, nevrotica, le mie giornate passavano cercando di far coincidere i vari impegni, in una spirale di angoscia senza fine.
Poi, una proposta di lavoro fatta a mio marito ci ha fatto mettere in gioco le nostre abitudini e ci siamo sorpresi a pensare che non sarebbe stato poi così male dare una svolta alla nostra vita.
Accettare la proposta di lavoro fatta a mio marito ha significato andare all’estero, in Spagna per la precisione, per un tempo imprecisato.
Ha significato dover imparare una nuova lingua, altre abitudini e altri costumi, ricominciare da zero, trovare una casa, comprare mobili nuovi, farsi nuovi amici.
Ha significato per me rinunciare al mio lavoro, quello di insegnante, almeno momentaneamente.
Sono tre anni che viviamo a Tenerife. Vivere su un’isola ha sicuramente delle limitazioni, alla lunga anche qui la vita diventa routine. Non puoi prendere la macchina e andare a visitare posti nuovi, in due ore puoi fare il periplo dell’isola e dopo tre anni hai visto praticamente tutto quello che c’è da vedere. E i biglietti per raggiungere la penisola o il resto d’Europa molto spesso, se non li compri con largo anticipo, sono carissimi.
Pentita dunque della scelta?
A essere sincera no. Ho scoperto qui in Spagna un modo di vivere diverso e, per me, migliore.
La gente non si stressa per gli orari, il loro ‘mañana’ significa il realtà un tempo indefinito…
E non hanno pregiudizi, non stanno a vedere come ti vesti o sei pettinata. A nessuno importa se esci in tuta e in ciabatte o con il vestito firmato.
Ho imparato ad apprezzare il piacere delle piccole cose… fare colazione al bar sotto casa, andare in spiaggia al pomeriggio dopo il lavoro, camminare lungo i viali alberati anziché impazzire con il traffico ed i parcheggi. Avere una giornata lunghissima a disposizione perché la mattina sfuma in un pomeriggio senza fine, dal momento che si pranza alle due e si cena alle dieci e di andare a dormire prima di mezzanotte neanche a parlarne.
Non è stato sicuramente facile adattarsi alla nuova vita, soprattutto mi è pesata la solitudine dei primi tempi quando mio marito lavorava. Io non riuscivo a trovare una nicchia per me che potesse farmi sentire realizzata.
Faticavo a parlare spagnolo e di fare l’insegnante qui neanche a parlarne.
Poi le cose lentamente si sono sistemate, complice anche il fatto che è più di due anni che non torniamo in Italia!
Marina, Tenerife
Stessa cosa per me, da un anno e 4 mesi vivo a Fuerteventura 🙂